Telefunken Mignonette B



Ho una particolare predilezione per i modelli Mignonette anni '50 della Telefunken, non so da dove arrivi, se nei ricordi di bambino si sia impresso inconsciamente qualche legame che mi inclina a possederle ed amarle così, quando me ne capita una tra le mani da riparare, cerco sempre di trattarla nel miglior modo possibile.
Questa in particolare meritava attenzioni ulteriori, perché al proprietario ricordava i genitori per cui, come è mio uso e costume, ho cercato di esaudire nel miglior modo possibile le previsioni.
Qui potete trovare lo schema elettrico, qui invece lo schema parziale del cordino di sintonia e qui la modifica effettuata e di cui si parlerà in seguito.

Il motivo dell'articolo infatti non riguarda tanto la riparazione in sé, quanto la modifica effettuata per poterla far funzionare all'attuale tensione di rete non prevista all'epoca. La radio fu progettata per collegarla alla rete elettrica utilizzando le tensioni 110V-125V-145e160V sulle tre posizioni del commutatore di rete, progetto molto comune a quei tempi, con valvole rimlock e connessioni dei filamenti in serie. In particolar modo, sulle radio delle dimensioni da comodino come queste, l'essere alimentate a 220V equivaleva ad accendere una piccola stufetta col rischio di cuocere il legno e fondere le varie sostanze plastiche (cosa alquanto comune come voi ben sapete).

La radio era parzialmente funzionante nel senso che, alimentata gradualmente col variac, riceveva correttamente le stazioni sulle tre bande ma con un audio molto basso. I condensatori elettrolitici sembravano non avere alcun problema in quanto non si ascoltava il minimo ronzio (in ogni caso erano sovradimensionati a 300V). Controllati a tappeto tutti i condensatori a carta di bypass a massa, li trovavo tutti (chi più, chi meno) in perdita e molto fuori tolleranza. I condensatori di filtro invece risultavano in piena forma, sia dal punto di vista della capacità che dell'isolamento. Riaccesa tramite variac, la radio ora riceveva le stazioni con audio forte e chiaro. E' stato necessario sostituire anche la valvola UCH42 in quanto presentava falsi contatti interni che rendevano la ricezione aleatoria. Un ulteriore aumento di intensità lo ottenevo regolando opportunamente la catena di MF.

Ed ora si doveva trovare la soluzione alla richiesta fatta dal proprietario, cioè quella di poter ascoltare la radio collegandola alla rete attuale senza l'ausilio di trasformatori.
Non rimaneva che documentarsi quindi, i testi che ho utilizzato sono stati due articoli apparsi su Tecnica Pratica e Sistema Pratico degli anni '60 (come posso li scansiono e li metto online), più l'ottimo articolo scritto da Leonardo Mureddu che potete trovare qui sul suo sito.

Il problema principale era il calore. Chi mi aveva preceduto ed aveva riparato la radio (condensatore blu da 10KpF tra pre audio e finale audio e resistenza di filtro anodica marroncina da 1,5Kohm), aveva sostituito la lampadina della scala mettendone una moderna da 220V-15W che scaldava molto come potete immaginare, in più la stessa lampadina faceva parte del circuito di alimentazione dei filamenti e, l'alta potenza richiesta, faceva scaldare molto anche la resistenza di caduta da 700 ohm (in realtà tutte le resistenze di caduta sono inglobate in un'unica resistenza di potenza montata in verticale sullo chassis).

La prima operazione che ho quindi eseguito è stata quella di far alimentare direttamente la lampadina dalla rete (dopo l'interruttore naturalmente) ed utilizzare una lampadina che consumasse il meno possibile. In commercio purtroppo, il minimo che ho trovato è stato di 7W e sono quelle che normalmente si usano per le lampadine notturne dei bambini.
Fatto questo non rimaneva che calcolare le ulteriori resistenze di caduta da inserire nella linea anodica e dei filamenti, e scegliere il diodo opportuno da inserire.
Di seguito i semplici calcoli eseguiti e le scelte adottate (leggete l'articolo di Leonardo per delucidazioni e studiatelo, bene mi raccomando). Mi raccomando anche di controllare e segnare tutte le tensioni e le correnti di utilizzo prima della modifica e nel normale funzionamento, alla tensione massima di rete che la radio è in grado di raggiungere, al fine di effettuare correttamente i calcoli ed evitare errori deleterei.

Calcoli per tensione di rete di 235V.

UY41+UL41+UAF42+UAF42+UCH42=Vfilamento=Vf
31+45+12,6+12,6+14=115,2V
Caduta ai capi del diodo=Vdiodo=Vrete-(Vrete*0,71)=235-(235*0,71)=235-166,85=68,15V
Vcaduta=Vrete-(Vdiodo+Vf)=235-(115,2+68,15)=235-183,35=51,65V
Rcaduta=Vcaduta/If=51,65/0,1=516,5 ohm

Ora, quando si seleziona sul commutatore di rete, la tensione di 160V, si inserisce nella serie dei filamenti, una resistenza di caduta di 400ohm che, sottratta alla resistenza di caduta totale calcolata, porta a dover inserire una resistenza di caduta ulteriore di circa 120 ohm (R totale di caduta = R di caduta originale + R di caduta aggiuntiva). Per sicurezza ne ho scelta una da 150 ohm.

Il calcolo della potenza l'ho fatto a mano anzi, sarebbe più corretto dire che l'ho fatto col dito, con quello che avevo nel cassetto delle resistenze di potenza e con il calore generato durante l'utilizzo. La scelta è ricaduta su una resistenza ceramica da 7W di piccole dimensioni.

Il diodo utilizzato è stato un BY255, con una tensione di picco inversa di 1300V ed una corrente max di 3A. E' possibile utilizzare anche un 1N4007 ed un 1N5408 che hanno rispettivamente una corrente di 1A e 3A e una tensione inversa massima di 1000V.

Ora rimane da sistemare l'anodica: l'obiettivo è quello di inserire una resistenza che riporti il più possibile la tensione anodica ai valori massimi originari. Nel caso in esame, inserendo una resistenza da 470 ohm tra la rete e l'anodo della UY41 (in ogni caso tra tutto quello che c'è prima del piedino 2 ed il piedino 2), si ottiene un aumento di anodica di 10V continui non sviluppando una quantità di calore eccessiva. Anche in questo caso la scelta è caduta su una resistenza ceramica di piccole dimensioni e da 7W di potenza dissipabile. Il risultato lo potete vedere in una delle figure che seguono. Per meglio dissipare il calore, le resistenze ceramiche sono state posizionate attaccate allo chassis metallico e lontano da componenti sensibili.

La radio scalda molto, non c'è che dire, ma è un calore gestibile da tutta la componentistica interna, dal legno e dalla mano dell'ascoltatore e, soprattutto, un calore non molto differente da quello sviluppato originariamente. La radio è rimasta accesa per le solite due ore consecutive e ripetutamente nel corso dei giorni a seguire e non ha mai dimostrato un accenno di malfunzionamento.

La radio ha poi subito il solito processo di pulitura interna ed esterna, il solito olio di gomito, soprattutto per la pulizia del frontale in urea bianca molto fragile e del mobile molto sporco; per l'interno il solito petrolio bianco ha riportato l'alluminio al suo colore originario.

Rimane solo da acquistare la manopola mancante per riportare alla sua bellezza originaria la radio, sicuramente alla prossima fiera di fine mese.

P.S. dimenticavo. Per preservare le decalcomanie posteriori della marca e della serie ANIE, nonché la scala parlante, dal calore e dai possibili attriti fortuiti, ho spruzzato su tutte e tre del flatting, la vernice protettiva che si usa per i disegni in genere a carboncino. Dall'esperienza che ho riscontrato finora non fa danni e preserva stendendo un velo plastico protettivo. Fate sempre una prova su piccole parti per vedere la reazione che eventualmente si viene a creare. Il mio flatting potrebbe essere diverso dal vostro, per cui testate sempre e non prendete per oro colato tutto.

















La radio nella versione originale.













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